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La crescita dell’Economia del mare in Europa in base al Report 2024 della Blue Economy dell’UE

Team Europe Direct

L’attenzione dell’Unione Europea verso le politiche del mare è aumentata esponenzialmente negli ultimi anni, in ragione del fatto che i mari e gli oceani hanno assunto sempre più un valore economico e strategico fondamentale a livello globale. Si è infatti rafforzata l’idea del ruolo centrale che rivestono le acque in complemento all’economia del comparto terrestre, e la consapevolezza di quanto sia importante l’interazione tra le aree marine e la costa per lo sviluppo dell’economia, con forte ricadute sul livello locale e regionale. Di fronte alle sfide esterne l’Unione Europea ha compreso anche il valore strategico del mare per la sicurezza nazionale dei Paesi dell’UE ad iniziare dalla protezione dei confini dell’UE fino al cablaggio sottomarino che nell’era digitale assume un valore di sicurezza strategica. Infine, oltre al tema economico e della sicurezza, si è compreso come il mare rappresenti una risorsa fondamentale per la sostenibilità del pianeta dal punto di vista ambientale e climatico e come il Blue deal sia un pilastro imprescindibile del Green deal. E’ diventato un dato certo come la preservazione degli oceani e dell’habitat costiero e la conseguente prevenzione dei disastri naturali, grazie alla proprietà di assorbimento della CO2 dei mari in salute, ma anche alla produzione di energia pulita in mare, abbia una ricaduta economica calcolabile in milioni di euro.

Il Report 2024 della Blue Economy dell’UE (“The EU Blue Economy Report 2024”) della Commissione Europea mette in risalto gli aspetti sopra citati.

Secondo i dati più recenti, i settori consolidati dell’economia blu dell’UE impiegano direttamente quasi 3,59 milioni di persone e generano circa 623,6 miliardi di euro di fatturato e 171,1 miliardi di euro di valore aggiunto lordo (dati dell’Osservatorio UE sull’economia blu indicati nella tabella 1).

 

Tabella 1:

BEI dati 1

FONTE: Eurostat (SBS), DCF  e Servizi della Commissione Europea

Si consideri che i dati economici indicati sopra sono addirittura sottostimati, in quanto riferiscono unicamente ai sette settori principali per i quali sono disponibili dati accurati e comparabili a livello dell’UE, settori che possiamo anche indicare come i principali macro aree della Blu Economy: risorse biologiche marine (pesca), risorse marine non viventi (attività estrattiva), energie rinnovabili, attività portuali, costruzione e riparazione navale, trasporti marittimi e turismo costiero. Tuttavia, oltre a questi settori, l’economia blu comprende altre attività marine legate al mare, compresi i settori emergenti e innovativi, per i quali necessiterebbe un’analisi accurata e più dettagliata e per la quale riscontriamo una maggiore scarsità di dati misurabili. Allargando l’analisi a tutte le attività economiche con componente marittima con ricaduta indiretta sulla catena del valore delle filiere sopra descritte determinerebbe un innalzamento significativo dei valori menzionati.

A questi dati si aggiunga il fatto che il settore dell’economia del mare presenta negli ultimi anni un altissimo livello di innovazione ed investimenti proprio derivanti dall’accresciuta consapevolezza del margine di crescita delle risorse marine e dello spazio marittimo nel contesto globale. L’economia blu sta sperimentando l’emergere e la crescita di settori altamente innovativi e molto promettenti anche sul piano della redditività economica. Questi nuove frontiere della blue economy riguardano prevalentemente il Blue deal e investono sia il tema dell’energia rinnovabile marina (energia oceanica, energia solare galleggiante e generazione di idrogeno offshore), che la prospettiva ecologica della bioeconomia blu, le biotecnologie, la desalinizzazione, fino ai temi strategici della difesa marittima, la sicurezza e la sorveglianza, la ricerca e le infrastrutture sottomarine, i cavi sottomarini e la robotica.

Nel 2021 il Valore Aggiunto Lordo (VAL) diretto delle sette filiere trainanti indicati in tabella è stato di 171,1 miliardi di euro, contribuendo per l’1,3% all’economia dell’UE-27 – un aumento del 35% rispetto ai 126,6 miliardi di euro nel 2020. Tuttavia, nonostante questa significativa ripresa post-pandemia, il VAL del 2021 non ha ancora raggiunto il valore del 2019 pari a 186,8 miliardi di euro.

Il fatturato della Blue Economy dell’UE è aumentato del 21%, passando da 513,2 miliardi di euro nel 2020 a 623,6 miliardi di euro nel 2021. L’utile del 2021 è stato superiore del 73% rispetto al 2020 per un totale di 76,4 miliardi di euro. L’occupazione è aumentata del 17%, passando da 3,07 milioni di persone nel 2020 a 3,59 milioni nel 2021, vale a dire l’1,8% in termini di contributo all’economia dell’UE-27.

Tra i vari settori innovativi due sono particolarmente degni di nota.  Le risorse biologiche marine hanno registrato un aumento del 24% rispetto al 2020 con profitti lordi valutati a 9,7 miliardi di euro nel 2021. L’energia rinnovabile marina, principalmente eolica offshore, ha registrato una crescita significativa, con un aumento del 45%. rispetto al 2020, con utili lordi stimati a 2,4 miliardi di euro e un VAL di 3,3 miliardi di euro nel 2021. Nonostante un sostanziale rimbalzo, nel complesso l’economia blu dell’UE nel 2021 è ancora rimasta indietro rispetto al suo valore pre-pandemia, principalmente a causa della lenta ripresa del turismo costiero (dati del 2021 quando le restrizioni di viaggio erano ancora in vigore in diversi Stati membri dell’UE).

All’interno dell’UE-27, cinque Stati membri rappresentano il 70% dell’intero VAL: a seguire Germania, Francia, Spagna, Italia e Paesi Bassi. In termini di occupazione, i primi 5 Stati membri sono rispettivamente Spagna, Germania, Grecia, Francia e Italia, che rappresentano un contributo combinato del 67% del totale dei posti di lavoro nell’economia blu dell’UE-27. Il contributo dell’economia blu alle economie nazionali varia in modo significativo tra i paesi dell’UE, dal 6% in Croazia allo 0,1% in Lussemburgo.

Si tenga anche presente che, nell’ampio contesto del Blue Deal, la valutazione complessiva del VAL dell’economia del mare non può prescindere da una stima generale del costo di politiche ambientali non preventive. Si prevede infatti che i danni economici derivanti dalle inondazioni costiere nell’UE-27, che attualmente ammontano a 1 miliardo di euro all’anno, aumenteranno notevolmente nei prossimi anni a causa del riscaldamento globale. Senza interventi sul sistema globale delle emissioni o senza una protezione costiera adeguata, si prevede che i danni annuali aumenteranno tra 137 e 814 miliardi di euro entro il 2100, a seconda delle emissioni e degli scenari di mitigazione perseguiti.

Nella programmazione territoriale regionale diventa infine sempre più centrale il binomio mare-costa con una pianificazione sinergica delle risorse marine e quelle dell’entroterra, con la progressiva integrazione dell’economia del mare nelle politiche di sviluppo territoriale. Questo aspetto è particolarmente rilevante per il turismo marittimo e costiero, diportistico e balneare dove le risorse del mare e della costa favoriscono la crescita dell’economica locale. L’integrazione del sistema dei servizi dell’area costiera, dai porti, ai servizi al pubblico, ai trasporti, è destinata a diventare sempre più rilevante con un beneficio diretto sul sistema delle imprese locali, dell’economia culturale e turistica. L’integrazione dell’offerta turistica della costa passa anche attraverso la definizione di itinerari e rotte blu (Blu routes) che integrano l’offerta culturale e lo storytelling territoriale con le esigenze di un nuovo modello turistico di scoperta ed esperienziale, anche enogastronomica, che si avvale pienamente delle risorse culturali di terra e di mare fino a 50 chilometri nell’entroterra.