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Gli operatori del settore sono consapevoli delle sfide comuni che affrontiamo, come la normativa europea, le questioni ambientali e la necessità di innovazione. La nostra federazione lavora costantemente per unire le voci dei nostri associati, promuovendo dialogo e collaborazione. Un elemento chiave che favorisce questa coesione è la nostra capacità di creare momenti di confronto. Tuttavia, esistono anche sfide, come le diverse esigenze regionali e la concorrenza interna, che a volte possono creare frizioni. Crediamo fermamente che un settore balneare unito sia più forte e più capace di affrontare le difficoltà e di cogliere le opportunità future.

Il tema della concorrenza rimane per noi fondamentale, un primo effetto del caos generato dalla partita delle concessioni balneari è il caso Jesolo che ha ben dimostrato che un modello turistico non può cambiare a “colpi di aumenti delle attrezzature da ombreggio spiaggia”, quasi demenziale diremmo e risultato della competitività in antitesi rispetto agli obiettivi della concorrenza e della tutela dei consumatori di servizi turistici. E’ dovere di una amministrazione promuovere aggregazione e continuità nel rispetto della concorrenza e non dividere e promettere la luna alle famiglie. In sintesi, riscrivere il turismo di un territorio non è così semplice: è importante farlo con attenzione tenendo conto degli equilibri economici e delle esigenze turistiche che devono essere in aperto e costante dialogo con la comunità locale e il sistema imprenditoriale e famigliare, tipico del tessuto jesolano.

La direttiva servizi ha dei punti critici e se deve essere garantita competitività deve essere non solo a vantaggio dell’impresa che entra ma anche dei consumatori finali. Il problema delle concessioni scadute sta avendo un impatto significativo sui gestori dei lidi balneari in Italia. La mancanza stabilità legale ha creato un clima di grande incertezza per molti operatori. Questa situazione influisce negativamente su diversi aspetti: come investimenti, economia locale, occupazione e più in generale i danni finanziari. Per affrontare queste problematiche, Federbalneari Italia sta lavorando intensamente con le autorità competenti per trovare una soluzione che possa garantire stabilità e sicurezza giuridica alle proprie associate. Stiamo promuovendo un dialogo continuo con il Governo per riformare il sistema delle concessioni, rendendolo più trasparente e prevedibile, al fine di proteggere gli interessi degli operatori balneari e di tutte le comunità costiere coinvolte.

Riteniamo che sia necessario adottare un sistema di calcolo dei canoni che sia più equo garantendo maggior gettito allo Stato. Questo sistema dovrebbe tenere conto di diversi fattori, come la posizione geografica, la dimensione della concessione, la stagionalità e il volume d’affari generato. Un approccio differenziato permetterebbe di distribuire in modo più equo i costi, assicurando che i canoni riflettano il reale valore economico delle concessioni.

Una redistribuzione più equa dei canoni contribuirebbe alla sostenibilità economica delle imprese balneari, soprattutto quelle più piccole che potrebbero essere penalizzate da canoni troppo elevati rispetto al loro effettivo giro d’affari. Questo favorirebbe una maggiore competitività e diversificazione del settore.

Un sistema di canoni più equo potrebbe anche includere incentivi per gli operatori che investono in innovazione, qualità dei servizi e sostenibilità ambientale. Questo stimolerebbe ulteriori miglioramenti nel settore, beneficiando non solo i gestori, ma anche i turisti e le comunità locali.

Gli stabilimenti balneari offrono una serie di servizi che difficilmente si trovano nelle spiagge libere. Questi includono servizi di salvataggio, pulizia costante, noleggio di attrezzature, ristorazione, servizi igienici e assistenza medica. Questi servizi contribuiscono a garantire una maggiore sicurezza e comfort per i bagnanti. Il settore balneare è un importante motore economico, generando occupazione diretta e indiretta. Molti lavoratori stagionali e permanenti trovano impiego negli stabilimenti balneari, che contribuiscono anche all’economia locale attraverso l’indotto, come fornitori, ristoranti, hotel e altre attività turistiche. Gli operatori balneari si occupano della manutenzione e della pulizia delle spiagge, investendo risorse per mantenere l’area in buone condizioni. Questo include la gestione dei rifiuti, la cura delle dune e la protezione delle aree sensibili, contribuendo alla conservazione dell’ambiente costiero. Molti stabilimenti balneari sono attrezzati per garantire l’accesso a persone con disabilità, offrendo servizi specifici come passerelle, sedie JOB (per il trasporto sulla sabbia) e servizi igienici accessibili. Questo aumenta l’inclusività delle spiagge, permettendo a tutti di godere del mare. La competizione tra gli stabilimenti balneari incentiva l’innovazione e il miglioramento continuo della qualità dei servizi offerti. Questo si traduce in un’esperienza turistica più ricca e variegata, che attrae sia turisti italiani che stranieri. avviare investimenti per una migliore gestione della concessione ed offrire il miglior servizio turistico sul mercato di riferimento ed esclusivamente con capitali propri.

Proprio il tema dell’accessibilità inclusiva è per noi prioritario. L’accesso al mare è un diritto di ogni persona, che va oltre la sua condizione sociale ed economica, ed anche fisica. La disabilità, dunque, non può essere un ostacolo. Eppure, nonostante l’enorme ricchezza costiera del nostro paese, e le migliaia di spiagge, spesso raggiungere la battigia per chi è diversamente abile si trasforma in una sfida significativa. Molti gli sforzi per rendere le spiagge più accessibili, ma ci sono ancora molte barriere da superare. Una delle sfide principali è rappresentata proprio dalla mancanza di infrastrutture adeguate. Molti stabilimenti balneari, infatti, non sono stati progettati pensando alle esigenze delle persone con disabilità o senso più ampio con difficoltà nella fase di accessibilità all’impianto turistico. Rampe ripide, mancanza di servizi igienici accessibili ed assenza di percorsi pavimentati possono rendere quasi impossibile raggiungere la spiaggia e godersi il mare. Se la direttiva Bolkestein, che mira a promuovere la libera circolazione dei servizi all’interno dell’Unione Europea, ha portato ad un aumento degli stabilimenti balneari privati lungo le coste italiane, spesso quegli stessi stabilimenti non sono stati costruiti tenendo in considerazione l’accessibilità per varie ragioni. In primis gli imprenditori non sono stati posti in condizione di superare le barriere architettoniche pur essendo presenti norme finanziamenti ma urbanistica e paesaggistica sul demanio non sono proprio facilmente gestibili. Vi è inoltre l’esigenza di chi investe di rendere prioritario l’aspetto commerciale. Occorre però puntare a garantire l’accesso a tutti. C’è da dire che la nota ISO 13009 sul processo certificativo, pur avendo l’obiettivo di garantire standard di qualità elevati per gli stabilimenti balneari, potrebbe non essere stata applicata in modo uniforme in tutta Italia e questo, purtroppo, è ravvisabile nei differenti standard offerti dalle strutture e nella disparità nell’accessibilità tra le differenti regioni d’Italia, che hanno l’accesso al mare.

Sembra superfluo, ma è doveroso sottolineare, che è essenziale affrontare queste sfide per garantire che tutte le persone, indipendentemente dalle loro abilità fisiche, possano godere appieno delle meraviglie del mare italiano, delle bellezze di cui possiamo godere nei mesi d’estate e durante le vacanze. E per renderlo possibile, ci sono diverse azioni che possono essere portate avanti per migliorare l’accessibilità inclusiva lungo la costa. Partiamo dalle normative. È necessario introdurre normative più rigorose che impongano agli stabilimenti balneari di essere accessibili alle persone con disabilità o ancora più in generale con ridotta mobilità, e che dovrebbero includere requisiti specifici per rampe, servizi igienici e percorsi accessibili. Da parte delle istituzioni dovrebbero esserci incentivi finanziari agli stabilimenti balneari che investono nell’accessibilità, sotto forma di agevolazioni fiscali o finanziamenti per l’installazione di infrastrutture accessibili. Non meno importante, è la sensibilizzazione sia degli imprenditori degli stabilimenti che dell’opinione pubblica sul tema in questione; inoltre è importante investire sulla formazione dell’impresa per favorire la comprensione di questa criticità che in un piano turistico aziendale può assumere un ruolo di primissimo piano e di traino per l’attrattività di sempre nuovi flussi turistici.

di Marco Maurelli – Presidente Federbalneari Italia